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Federica Rovati
Carrà 1916 Pubblicato in: Prospettiva, fasc. 29, pp. 57-66 Data: gennaio 2008 -
Angela Sanna
Giovanni Papini e Rodolfo Siviero: un sodalizio Pubblicato in: Nuova Antologia, anno 143, fasc. 2245, pp. 5-29 Data: gennaio - marzo 2008 -
Gennaro Cesaro
Giovanni Papini: lettere sparse Pubblicato in: Nuova Antologia, anno 143, fasc. 2247, pp. 352-355 Data: luglio - settembre 2008 -
Anna Scarantino
Il "ritorno all'armi" di Giovanni Papini tra cattolicesimo e fascismo: l'amicizia intellettuale con Don Giuseppe De Luca negli anni Trenta Pubblicato in: Mondo Contemporaneo, fasc. 3, pp. 67-128 Data: settembre - dicembre 2008 Note: Giovanni Papini è noto per la sua opera letteraria e come paladino della nuova cultura politica di opposizione (cultura nazionalista e autoritaria contro quelle liberali e socialiste) emerse in Italia all’inizio del XX secolo. Il suo ruolo nell'Italia fascista dopo la sua conversione al cattolicesimo è meno noto. Questo saggio si concentra su alcuni dei momenti cruciali di quel periodo visti attraverso la sua corrispondenza trentennale con il Rev. Giuseppe De Luca, che fu anche uno degli intellettuali cattolici più influenti, anche se un po' "nascosti", in Italia tra i due Guerre mondiali. Il quadro che ne risulta è quello della continuità nella volontà di Papini di «ravvivare la coscienza» del popolo italiano, anche se ciò avviene avvalendosi degli strumenti ideologici forniti da un cattolicesimo particolarmente conservatore e antimoderno. La sua posizione nei confronti del fascismo di Mussolini appare meno diretta. Papini passò da un'iniziale distanza o aperta ostilità all'aperta approvazione e infine partecipò attivamente al sostegno della guerra fascista, che giustificò in nome dei presunti (e mitici) diritti di una civiltà italiana e cattolica spiritualmente "superiore"; Abstract
Di Giovanni Papini è ben conosciuta l’attività di scrittore e di esponente tra i più significativi della cultura politica antigiolittiana sviluppatasi in Italia all’inizio del Novecento. Meno indagato è il suo ruolo nell’Italia fascista, dopo la clamorosa conversione al cattolicesimo. Il saggio ricostruisce alcuni tra i momenti più significativi di tale periodo attraverso la sua trentennale corrispondenza epistolare con don Giuseppe De Luca, che fu a sua volta uno dei protagonisti “sotterranei” della cultura cattolica italiana fra le due guerre. Il quadro che ne emerge è di una sostanziale continuità quanto all’intento di Papini di “svegliare la coscienza” degli italiani, servendosi però ora degli strumenti ideologici fornitigli da un cattolicesimo tradizionalista e antimoderno. Più travagliata la sua posizione verso il fascismo mussoliniano, passata da una fase di estraneità/ostilità ad una di aperta adesione che lo portò infine ad assumere un ruolo attivo di sostegno alla guerra fascista, giustificata in nome delle pretese ragioni della superiorità spirituale della civiltà italiana e cattolica.
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